Sono stati ben 39 i giocatori utilizzati quest'anno dal Bari. Un numero elefantiaco che restituisce bene l'idea di una gestione caotica delle risorse biancorosse. Eppure c'è stato un momento (breve) nell'arco della stagione in cui l'andirivieni di questo caravanserraglio di giocatori è apparso come un segno di opulenza ben amministrata; a bocce ormai ferme, è invece evidente l'impressione di uno scialo sistematico o, alternativamente, di uno stato di necessità perenne dettato dalla sempre lunga lista di infortunati. 

Di tutta evidenza come tra il mercato di gennaio e questa babele di calciatori esista un rapporto di causa-effetto. Complicato oggi rintracciare motivazioni razionali allo stravolgimento della rosa compiuto a gennaio, allo luce del fatto che, con l'avvicendamento alla guida tecnica, si é sposata la teoria secondo cui il complicato inizio di stagione era frutto delle scelte poco felici di Stellone. E invece si è deciso di cambiare tutto (soldati e generale) per non cambiare gattopardescamente nulla: la matematica suggerisce che la media punti del Bari di Colantuono è pressocchè uguale a quella del predecessore. Pur palesando il nobile desiderio di azzannare il campionato, quel tourbillon di uomini denunciava allo stesso tempo una tendenza già praticata nel recente passato: quella di procedere per accumulo, come se l'ammucchiarsi di acquisti fosse di per sè una manifestazione di potenza. Una deriva irrazionale, uno sturm und drang, direbbero i tedeschi, generato dal tentativo di avere tutto e subito. Con il risultato di ottenere men che niente. Misteriosamente miracoloso era sembrato l'impatto iniziale di Galano, Floro Flores e compagnia calciante arrivata in corso d'opera, un enigma insondabile anche il tracollo immediatamente successivo. Cose che capitano quando si affidano le sorti di una stagione alla più sfrenata improvvisazione. 

A corollario di tutto ciò, una gestione dei migliori prodotti del settore giovanile francamente discutibile. Sacrificati - non si è ancora capito bene sull'altare di quale bene supremo - Scalera e Castrovilli, nel finale di stagione sono stati mandati in campo alla rinfusa numerosi uomini della Primavera di Corrado Urbano. E così, anche grazie al loro coinvolgimento, si è arrivati a 39, a questa febbre a 39, potremmo dire. Una febbre da cavallo per un galletto che anche quest'anno ha perso giocandosi tutto alla roulette russa.

Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 20 maggio 2017 alle 13:00
Autore: Diego Fiore
vedi letture
Print