Oggi osservavo da attento tifoso la classifica di serie B cercando di studiare un po' quei labili equilibri che possono mutare, come storicamente è spesso accaduto, in un campionato particolare come è quello cadetto. A soli vent'anni questo è quello che faccio quasi ogni domenica da quando l'amore per La Bari è diventato viscerale, da quando una "meravigliosa stagione fallimentare" m'ha fatto credere in uno di quei sogni che si fanno da bambino, quando la tua più grande aspettativa futura è quella ti poter trascinare la squadra della tua città alla vittoria di tutto quello che è plausibilmente vincibile. Quando a vent'anni il futuro ti spaventa, l'università o il lavoro ti pressano senza darti garanzie, sentirsi parte di qualcosa di più grande può renderti realmente l'esistenza migliore, a me ed a molti come me piace pensare che non esista squadra senza tifosi, imprescindibili per conquistare ambiti risultati ma, da un paio d'anni a questa parte, da quando il famoso "priscio" è svanito, io, e suppongo anche tanti altri, ci sentiamo distanti da squadra e società che, mi duole dirlo, sembra essersi imborghesita. Innegabile è che la rosa della nostra amata Bari è senza ombra di dubbio una rosa completa, fatta forse eccezione per la carenza a sinistra di terzini di spessore, con un alto tasso tecnico, ben più alto di quella rosa guidata dal duo Alberti-Zavettieri che a me m'ha fatto innamorare. Con una Rosa cosi, una solida società alle spalle ed un susseguirsi di allenatori di spessore per il campionato cadetto, basti ricordare che Nicola la B l'aveva vinta e che Camplone c'è andato vicino, la Bari dovrebbe macinare punti, asfaltare squadre ed esprimere un calcio propositivo e di qualità ma, il calcio, per mia gioia e mio dolore, non è questo. Il calcio a Bari è essenza pura, è per noi ragazzi sgomitare ogni giorno, dal lunedi al venerdi, per guadagnarci quel "posto al sole" che tanto ci spetta al San Nicola, quell'astronave che s'accende solo e soltanto quando squadra e tifoseria sono un unico essere, una chimera indistruttibile che lotta col cuore. È questo che cerchiamo ogni sabato, a noi tifosi interessa questo, non importano i tatticismi o i grandi colpi di mercato, a noi interessa il trenino dopo il goal, non ci servono promesse inutili per invitarci al campo perchè noi, comunque vada, non saremo mai meno di dieci mila, per noi conta che la squadra canti con noi dopo una vittoria, che pianga per una sconfitta, che lotti per la maglia come se quella maglia la stessi portando io. Penso, dal canto mio, che è cosi che si vinca un campionato cadetto cosi equilibrato, penso che La Bari dovrebbe tirare ora fuori il meglio di se, penso che La Bari dovrebbe mostrare al mondo cosa è il "priscio", è arrivato il momento in cui i giocatori inizino a capire che mentre per loro la partita è "solo" una partita, per me e noi quella partita è tutto, serve essere uniti, serve senso d'appartenenza, serve amore, reciproco e non univoco. Noi ragazzi della curva abbiamo bisogno di questo, abbiamo bisogno di sentirci parte di qualcosa di grande, perchè se dal lunedi al venerdi ci tocca fare i conti con una realtà cittadina differente da quella di una metropoli cosmopolita, se ogni giorno dobbiamo arrancare per costruire un futuro che qui, a casa mia, pare più tetro del cielo a gennaio, il sabato, almeno il sabato, abbiamo necessità di sognare, di sperare, di credere che qualcosa possa cambiare se tutti assieme le vogliamo, partendo da ciò che più amiamo: La Bari. Se andrà cosi l'astronave tornerà a volare ed a spingerla in alto saremo stati noi.

Marco Marino.

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Sezione: Lettera del Tifoso / Data: Mar 19 gennaio 2016 alle 16:00
Autore: Redazione TuttoBari
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