Daniel Andersson ha appeso gli scarpini al chiodo qualche anno fa chiudendo - di fatto - una pagina importante del suo libro chiamato calcio. Di altrettanto importanti ne sta scrivendo - con l’inchiostro dell’intelligenza - nelle vesti di direttore sportivo del Malmöe. È stato un calciatore modello, e seguire le stesse orme da dirigente, rimane l’obiettivo primario da raggiungere. L’uomo è sempre stato eccellente, lasciando in Italia solo ricordi positivi.

Bari rappresenta l’esperienza italiana più importante della sua illustre carriera. Non solo per gli anni trascorsi in biancorosso - dal 1998 al 2001 - ma per la qualità delle stagioni. Senza nulla togliere alle esperienze di Venezia, Chievo ed Ancona - con la toccata e fuga di Palermo - le emozioni vissute in Puglia sono ineguagliabili. Uomo d’ordine, regista davanti alla difesa, cervello in campo e fuori, piede sopraffino. 97 presenze, 16 reti, mica male per chi avrebbe dovuto limitarsi alla sola direzione dell’orchestra di Eugenio Fascetti, il primo a gettarlo nella mischia. 

Vai e stupisci - e Andersson, sguardo fiero ed occhi di ghiaccio, non si è fatto pregare. Bari è casa, il posto in cui tornerebbe a vivere anche domani. Merito dei baresi, così calorosi e passionali, che lo hanno accolto e fatto sentire come uno di famiglia. Tra i pochi a fare breccia nel suo cuore scandinavo. I tifosi biancorossi ne hanno apprezzato, sin dalle prime apparizioni, il grande spirito di sacrificio, la dedizione e l’attaccamento alla maglia. Una gradevole sorpresa, piacevole scoperta per tutti, o quasi. 

Non per Carlo Regalìa, l’uomo che lo ha scovato in Svezia, nel Malmöe. Ai suoi occhi scaltri, al suo palato fine, non potevano sfuggire il talento e le geometrie tipiche di chi sa sempre - soprattutto nelle difficoltà - come distribuire il pallone ai compagni. Andersson segue - così come l’apprendista fa col maestro - nonostante siano passati molti anni, i dettami di Carlo Regalìa. Quando deve operare sul mercato, torna sempre a quei preziosi insegnamenti acquisiti in serie A. 

Perdere il passato significa perdere il futuro, e Daniel Andersson lo ha compreso molto bene. Sguardo sempre proiettato in avanti, con Bari nel cuore. Ecco il suo motto, garanzia di successo.

Sezione: Amarcord / Data: Mar 12 novembre 2019 alle 11:30
Autore: Raffaele Garinella
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