Il Bari di Mignani, neopromosso in B, quest’estate ha superato i primi due turni di Coppa Italia, ed affronterà ad ottobre prossimo i sedicesimi di finale del trofeo, contro il Parma in Emilia, con la prospettiva di affrontare sempre in gara secca, in caso di passaggio del turno, l’Inter a S. Siro a gennaio 2023.
Il sogno dei tifosi biancorossi, razionalmente quasi impossibile, è che in questa manifestazione si ripeta una pagina di storia come quella scritta dal Bari nel 1983-’84, quando i galletti arrivarono fino alla semifinale del torneo, pur giocando allora in terza serie.
Uno dei protagonisti di quell’epopea fu Alberto Cavasin, all’epoca roccioso difensore biancorosso. Il sessantaseienne rammenta nitidamente quei momenti di gloria, di ormai oltre un trentennio fa. Un Bari operaio, allenato da Bolchi e sicuro di sé, dopo aver superato un girone di qualificazione difficilissimo, vincendo sul campo del Taranto e pareggiando le quattro sfide contro Perugia, Lazio, Catanzaro e Juventus, si trovò a dover fronteggiare ancora i bianconeri, nella fase ad eliminazione diretta.
In esclusiva alla nostra redazione, l’esperto allenatore ha dichiarato: “Ricordo bene quelle partite. Vincemmo a Torino, all’andata, per 2-1, con gol di Lopez in pieno recupero. E tutto il popolo barese attese con ansia il ritorno. Noi eravamo una squadra forte, vincemmo la C e poi salimmo, l’anno dopo, in massima serie. Quel Bari era stato costruito per fare risultati importanti, avevamo qualità, esperienza e la giusta dose di gioventù. A volte riguardo quelle partite, su internet. Il “Della Vittoria” pieno faceva venire i brividi. C’era gente già sei ore prima della partita. Trasmetteva una passione infinita. Io non ho dormito, la notte precedente quella gara. Vivevamo in città, sapevamo che le aspettative erano alte. I Matarrese erano una proprietà ambiziosa ed importante. Ma affrontavamo campioni come Platini, Scirea, Cabrini. C’era un’energia straordinaria quel giorno. Tutta la città era ferma, per quell’evento. Raggiungemmo il 2-2 su rigore, a pochi istanti dal termine, e secondo me quel fantastico pomeriggio fu anche frutto della magia che si respirava nell’aria e ci consentì di superare la Juve, e poi, ai quarti, anche la Fiorentina.”
Il sogno continuò, infatti, contro i toscani, sconfitti 2-1 sia all’andata sia al ritorno: “I viola riuscimmo a batterli perché il loro campionato era finito, e li superammo quanto a grinta e determinazione, nonostante avessero in organico gente come Passarella e Bertoni. Potevamo farcela anche con il Verona, in semifinale. Ma gli scaligeri, allenati da Bagnoli, giocarono partite umili, e noi arrivammo più stanchi di loro, perché troppo impegnati a centrare la promozione in B. Fu un vero peccato non coronare quell’impresa con un successo che sarebbe stato storico.”
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