Leader si nasce. Un leader è consapevole che un problema deve essere affrontato prima che diventi un’emergenza. Un capitano che si rispetti non scarica mai alcuna responsabilità. Se ne fa carico sulle larghe spalle, pronte, se necessario, a sorreggere il peso dell’intera squadra. Valerio Di Cesare è nato con la fascia da capitano cucita sul braccio. Capitano sin da bambino, quando si divertiva a calciare il pallone con i suoi amici lungo strade poco asfaltate della capitale. Lo sguardo sempre fiero, deciso, pronto a sfidare chiunque volesse ostacolarne la crescita professionale. Lo ha fatto alla Lazio - squadra con cui ha vinto il campionato primavera - poco più che diciottenne, quando è sbarcato in Premier League facendo infuriare Massimo Cragnotti. A reclamarlo a Londra, tra i leoni del Chelsea, è Claudio Ranieri - romano come lui - che ne intravede doti fisiche e tecniche importanti per emergere nel calcio d’Oltremanica. Nella squadra riserve si fa largo a suon di marcature efficaci e tackle very strong che tanto piacciono ai tifosi inglesi. A far breccia nel cuore dei Blues non è soltanto il fisico imponente, ma anche la spiccata personalità, che diventerà punto di forza della sua carriera.
Soldato di Ventura. Ci sono incontri in cui aleggia il mistero, ed altri che elargiscono certezze. Di Cesare acquisisce maggiore sicurezza nei propri mezzi sotto la guida di Gian Piero Ventura. Con la maglia del Torino - che ben si addice al suo carattere forte e battagliero - arriva la prima promozione in serie A, secondo successo personale del suo palmarés.
Non è un addio. Di Cesare giunge per la prima volta a Bari nel 2015 e, sin dal principio, ne apprezza il calore, non solo sportivo, ma anche umano. La passione coinvolgente, da grande piazza, fa il resto. È amore a prima vista, forte, emotivo e razionale allo stesso tempo. L’esordio in maglia biancorossa non è - purtroppo per lui - da annoverare tra le migliori partite della carriera. Durante la prima giornata di campionato, nella sfida del San Nicola contro lo Spezia viene espulso dopo soli quaranta minuti. Il Bari - all’epoca allenato da Davide Nicola - riesce comunque ad imporsi sugli aquilotti per 4-3. La prima stagione barese è positiva, e si conclude con 32 presenze ed una rete. Come ogni grande amore che si rispetti, arriva un momento di crisi. Sembra passeggera, ma l'apparenza è spesso foriera di illusioni. La crepa è tale da portare alla frattura. Di Cesare lascia Bari e si trasferisce a Parma. Si tratterà - per fortuna - solo di malinconico arrivederci mascherato da rabbioso addio. Di Cesare prende la strada della Via Emilia, ma in un angolo del suo cuore alberga la convinzione che la parentesi Bari è tutt'altro che chiusa. Chiamale se vuoi, sensazioni.
Cavaliere crociato. Lunghe battaglie lo attendono a Parma. La squadra stenta a decollare, e dopo un inizio balbettante, Gigi Apolloni viene esonerato. Le cose migliorano con l’arrivo di Roberto D’Aversa. Di Cesare giunge nella città ducale nel gennaio del 2017. Il suo apporto è decisivo per conquistare la serie B. Migliora la fase difensiva della squadra e con Lucarelli compone una cerniera quasi invalicabile. Mesi intensi che culmineranno con un'altra promozione, questa volta in serie A. È ancor più bella, forse inaspettata, afferrata dopo una straordinaria rimonta. Di Cesare ancora non può sapere che quel Floriano che indossa la maglia del Foggia, autore dello straordinario gol del 2-2 con cui i satanelli scaraventano il Frosinone negli inferi, e proiettano il Parma in Paradiso, diventerà - solo qualche mese più tardi - suo compagno di squadra nel Bari.
Bari mai dimenticata. Di Cesare a Parma sta bene, eppure sente che nel libro della sua vita c’è un capitolo lasciato incompleto. Ci sono pagine da ultimare, un finale ancora da scrivere. Amori che riaffiorano, forse perché mai finiti per davvero. La certosa di Parma è solo un lontano ricordo, Bari è il presente e futuro al tempo stesso.
Vivarini come D’Aversa, e così sia. Il Bari è ripartito da Vincenzo Vivarini in panchina, e Di Cesare spera che il Galletto possa compiere le stesse imprese del Parma di D'Aversa. Il profeta di Ari emulo del condottiero di Stoccarda, questa la speranza dei tifosi del Bari. La certezza si chiama Di Cesare, custode della difesa e capitano non per caso, che si è messo subito a disposizione di Vivarini. Non potrebbe essere diversamente per chi ha a cuore le sorti del Bari, ed ama i suoi compagni, come dimostra l'emozionante abbraccio con Roberto Floriano dopo la vittoria contro il Picerno. Tutti uniti - mossi da lealtà e dedizione - verso un sogno da far avverare. Ave Di Cesare, compagni te salutant.
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