Intervista all'ex portiere del Bari Gillet su gianlucadimarzio.com. Il belga ricorda sugli anni di Bari: "Allo stadio si veniva a vedere giocare a calcio, per quattro anni è stato così. Ma poi è emersa quella maledetta mentalità per cui una volta che raggiungi un obiettivo, puoi, come si dice, stare bbun. Non si è voluto costruire, provare a mettere il mattone successivo. E non si è sfruttato quell’enorme potenziale. La società era forte, si poteva fare davvero bene: si era creato un legame tra squadra e città, potevamo diventare come un secondo Chievo Verona. Se non un’Atalanta".

Un nuovo modo di vedere il portiere, Gillet svela gli intendimenti di Conte e Ventura: "Non dovevo avere paura, per niente. Mi dicevano che subivamo di più quando rinviavo, piuttosto che quando la giocavo in difesa".

Su Conte... "È un po’ psicologo e… un po’ filosofo. Se sei intelligente, capisci che ha ragione, che la sua è scelta vincente. Quando era arrivato, io ero in scadenza: stavamo facendo l’ennesimo anno di Serie B, pensavo di andarmene. Si è presentato, ha fatto un discorso alla squadra. Fu come una luce in mezzo al buio".

E Bonucci... "Ero sicuro sarebbe diventato una bestia: gli davo la palla con l’uomo alle spalle e lui giocava sempre avanti. Aveva una grande personalità".

Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 18 febbraio 2020 alle 07:15
Autore: Redazione TuttoBari
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