Devis Mangia, Giampiero Ventura e due Bari tanto diversi quanto ricchi di similitudini sullo sfondo: è questa la cornice che si presenta al tramonto del ritiro dolomitico di Pieve di Cadore, già protagonista di diverse traslazioni tra le due mentalità di gioco che entrambi i coach hanno trasportato in riva all'Adriatico. Sono bastate due intense settimane, e un ripassino mnemonico, per creare un primo raffronto e generarne dei risultati non troppo identici, ma concettualmente vicini tra di loro.
4-2-4, LE ALI DEL DIVERTIMENTO - È da quei numeri che Ventura proseguì il lavoro avviato da Antonio Conte. Ed è da lì che prova a riemergere Mangia, disinnamorato del dato numerico ma estasiato dai concetti che può trasmettere la squadra. Due modi di parlare differenti, ma con risultati inevitabilmente simili. Il Bari ha cambiato pelle dopo anni di B trascorsi a suon di 4-3-3 e 3-4-3. Ha modificato organicamente i suoi elementi e adesso punta ad un vero e proprio dialogo tra le punte, supportate da rapide ali come Stoian, Galano e Stevanovic pronte a rendere ancora più frizzante e offensivo il gioco dei biancorossi, al tempo illuminato dal duetto Barreto-Meggiorini al centro e supportati dalla corsa di Alvarez e Rivas ai lati.
AMICHE RETROVIE - Ma Mangia, che richiede precisione, corsa e applicazione, non lega la fase offensiva ai due attaccanti e agli esterni. Gli inserimenti da dietro, come confermato dal capitano Caputo, sono altra essenziale peculiarietà di una squadra elastica, che dovrà correre e muoversi all'unisono con estrema intelligenza. Perché anche in questi casi la testa conta più delle gambe.
SI PARTE DAL PORTIERE - Il coinvolgimento imprescindibile del numero uno è quanto più congiunge le mentalità dei due allenatori sopra citati. La palla non si butta. Mai. E ricorrere al portiere, pronto a dialogare con i difensori e all'occorrenza avviare l'azione, è la mossa più corretta per un sistema tattico simile. In quelle stagioni fu Gillet, con il suo piede educato, a governare i primi palloni biancorossi. Oggi la scelta è ampia e nessuno ha ancora capito la vera gerarchia dei numeri uno. Sono in quattro e qualcuno andrà via. Guarna, errori con la Lazio a parte, ha dimostrato nell'arco di una stagione qualità importanti come affidabilità, concentrazione e determinazione. Ma il gioco è cambiato e la richiesta di un estremo difensore con eccellente proprietà di palleggio potrebbe portare il tecnico ad altre scelte. Arriva Micai, che sembra partire un gradino dietro. Ma c'è anche Donnarumma, uno che potrebbe dar del filo da torcere all'ex portiere dell'Ascoli e che i piedi sa usarli creando geometrie e traiettorie importanti. Fatto sta che chiunque dovesse presidiare la porta biancorossa dovrà elaborare l'idea di non utilizzare solo i guantoni per impedire i gol avversari. Ma anche i piedi per creare opportunità e velocità nel gioco. Mangia come Ventura. Due personalità diverse, ma non troppo.
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