Ripartire dalla Serie D alla guida del Bari può rappresentare l’opportunità di una vita per Giovanni Cornacchini, dopo troppi anni di gavetta e prive di occasioni ambiziose. In estate il tecnico ha deciso di sposare il progetto biancorosso con l’unico obiettivo della vittoria finale: una responsabilità enorme. I galletti non possono fallire e ogni settimana, classifica a parte, si giocano tanto in termini di reputazione e pressioni. Fino a questo momento l’andamento è stato ampiamente positivo ma prevederlo non era così semplice e scontato. Negli altri gironi, infatti, sono presenti anche altri nobili decadute come Avellino e Cesena, che però non stanno rispettando le attese (organico inferiore al Bari ma superiori alle rivali), nonostante abbiano avuto la possibilità di preparare il campionato con molto più tempo a disposizione e raggiungere una chimica di squadra anticipatamente.
Il Bari invece, dopo appena due settimane di ritiro, si è ritrovata subito in campo ed ha subito fatto bene. Merito dei giocatori ma soprattutto dello staff tecnico. I momenti difficili non sono mancati, tra lo shock di Bitonto e i due pareggi consecutivi con Turris e Marsala. Nonostante le critiche, Cornacchini è rimasto lucido e sempre sul pezzo, difendendo i ragazzi senza mai nascondersi dagli obiettivi stagionali. Il passaggio al 4-2-3-1 è stato, invece, il colpo di genio. Cambiare una squadra che pareva fosse stata costruita su un altro modulo: una scelta delicata e non da tutti.
In conferenza e nelle interviste ha mostrato grande chiarezza, capace di rappresentare al meglio lo stato emozionale della squadra. Cornacchini, infatti, si sta dimostrando un ottimo comunicatore, pronto anche a spiegare scelte tattiche e tecniche partita dopo partita. Molto positiva è stata anche la gestione del gruppo, inclusa quelle delle sostituzioni (mai casuali). Tutti i giocatori si sentono importanti e al centro del progetto. Il mister non ha mai esaltato il singolo, trattando tutti in maniera equilibrata e paritaria. Bene anche la crescita tecnica e mentale dei più giovani, sempre più responsabilizzati, e l'inserimento in campo degli innesti a campionato in corso (Turi ora Bianchi e Iadaresta).
Cornacchini, fino a questo momento, è stato protagonista di una carriera da allenatore poco fortunata. Diversi buoni risultati ma non seguiti da altrettanti salti di categoria. Basti pensare quanto successo nel 2010, dove in pochi mesi passò dai playoff di Lega Pro-Seconda Divisione con il Fano all'Eccellenza con la Fermana. L’unica avventura davvero significativa è stata ad Ancona. Nelle tre stagioni con i dorici ha dimostrato una certa continuità di risultati con una squadra senza concrete ambizioni promozione, quarto e sesto posto in C dopo la vittoria in campionato in D.
Il mister è dunque un uomo di campo ideale per la D ma ormai pronto a palcoscenici più importanti. Una persona saggia e motivata che ha sempre dato molta importanza al lavoro settimanale e alla crescita uniforme della squadra. Bari rappresenta un'opportunità fondamentale. Guadagnandosi la riconferma, l’anno prossimo con un asset già definito si potrebbe puntare al doppio salto di categoria e raggiungere la B, obiettivo minimo della società Bari e terra mai esplorata da Cornacchini nella sua vita da allenatore.
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