La zampata di Okaka e i tre punti nel derby contro il lecce si sono rivelati solo un fragilissimo castello di sabbia, venuto giù sotto gli inesorabili colpi dei bolognesi Ekdal e Di Vaio.
Amaro spettacolo quello offerto dall’undici di Ventura, che ha cancellato in un batter di ciglia tutte le speranze e l’entusiasmo che la vittoria contro i giallorossi avevano regalato. La splendida accoglienza riservata agli eroi del Via del Mare ha lasciato il posto agli assordanti fischi ed ad un invito, non troppo velato, a tirare fuori i cosiddetti attributi.
Agli occhi attoniti dei supporters baresi sembrava di essere stati catapultati dal sogno all’incubo. Nel breve spazio di tre giorni, quella stessa squadra che con orgoglio, rabbia, grinta aveva conquistato il successo in quella che sembrava l’epifania del bari di inizio stagione, è riuscita nell’impresa di buttare alle ortiche l’occasione di rimettersi in carreggiata, girando a quota 17 e lasciando la scomoda ultima piazza della classifica.
Nella domenica della svolta è arrivata la mazzata di un gruppo spento, abulico che ha subito senza colpo ferire le stoccate degli uomini di Malesani. Troppo facile trincerarsi dietro il solito refrain degli infortuni (anche ieri Ventura ha dovuto fare i conti con l’emergenza, addirittura affidandosi nell’ultima ora al febbricitante Masiello vista la concomitante defezione di Rinaldi), se a mancare, prima che gli uomini in campo, sono soprattutto agonismo e voglia di vincere.
Ad un primo tempo appena sufficiente, infatti, ha fatto seguito una ripresa da saga degli orrori, priva di reazione alcuna al vantaggio rossoblu di Ekdal.
Difficile spiegare la repentina involuzione biancorossa. Troppe le energie spese sul piano psicofisico nella gara contro i leccesi? Forse un peccato di presunzione, si è pensato di essere magicamente fuori dalla crisi e di battere facile una compagine ben attrezzata come quella bolognese?
Tanti gli interrogativi che hanno agitato il risveglio degli appassionati baresi per una sola ed interlocutoria constatazione: la sconfitta contro i felsinei, se non condanna aritmeticamente alla retrocessione nel baratro della serie cadetta, rischia di ridurre al lumicino le speranze di “remuntada” dei galletti. Invero, la realtà di una classifica, che rende ancora possibile l’impresa salvezza, unita alla non eccezionale qualità delle dirette concorrenti, si scontra con la totale inettitudine dei biancorossi a districarsi nella bagarre della zona retrocessione. Ai galletti difetta l’animus pugnandi, la voglia di lottare su ogni pallone con il coltello tra i denti, qualità queste imprescindibili per una squadra che vuole salvarsi.
Con un piede in serie B solo recuperando la giusta cattiveria agonistica e la voglia di gettare il cuore oltre l’ostacolo il bari potrà tentare a realizzare un’impresa che,con metà campionato ancora da giocare, non è impossibile.
Diversamente, la stagione dei galletti si trascinerà stancamente verso un epilogo tanto desolante quanto inaspettato, con buona pace tifosi baresi, loro sì davvero gli ultimi ad arrendersi.
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