Non capita spesso di incrociare una donna come presidente di una società di calcio. Ancor più raro è trovare una donna innamorata della squadra che rappresenta la propria città, tanto da esserne la prima tifosa…e non solo. È il caso di Antonella Modafferi, alla guida del Locri da tre anni.
Antonella, da ragazza appassionata sei diventata un po’ la mamma della squadra.
"Sì, quando Scorrano (attuale allenatore del club, ndr) giocava, io andavo allo stadio a tifare Locri. Ho visto questa società crescere e, come il ciclo della vita, poi sono diventata una mamma per tutti quando sono diventata presidente. Non a caso, il nostro motto è “siamo una famiglia”. Con i grandi abbiamo vissuto momenti indimenticabili negli ultimi mesi, gli under si sono calati subito nella realtà. Ho un legame speciale con tutti i ragazzi: il pomeriggio mi portano il caffè in ufficio, a volte li accompagno a fare shopping. Essere donna, in questo, mi aiuta”.
A proposito: non se ne vedono molte a capo di club calcistici maschili.
“È vero. Qualcuno ha storto il naso in questi anni ma la maggior parte dei tifosi è felice. Non ho alcun problema, seguo anche i ragazzi nelle trasferte. All’inizio era diverso, non viaggiavo con loro. Dopo un paio di gare, ci ho provato. Abbiamo vinto in maniera netta e loro sono stati i primi a pretendere la mia presenza negli spostamenti verso i campi”.
La scorsa estate stavi per lasciare tutto. Perché?
“Ho preso il Locri in Promozione, l’obiettivo era riportarlo in serie D. Ci siamo riusciti, dominando il campionato e portando a casa anche la coppa Italia Dilettanti. Pensavo che, conquistata la promozione, qualcuno potesse prendere il Locri e garantire un futuro ancor più roseo al club”.
Nessuno si è fatto avanti?
“Qualche cordata si è interessata. Ma avevamo paura che qualcuno portasse via il Locri dalla città”.
E allora sei rimasta.
“Esatto. Io, il dott. Capogreco e i soci ci siamo fatti forza. Alcuni calciatori sono rimasti, dandoci un apporto fondamentale. Così abbiamo creato un gruppo capace di affrontare il campionato di serie D. Se avessi venduto il titolo, avrei dovuto chiedere asilo politico in qualche nazione lontana (ride, ndr). Non l’avrei mai fatto, a costo di elemosinare soldi in giro per tenere in vita il calcio a Locri”.
Passiamo alla gara di domenica prossima. Se a inizio campionato ti avessero detto che il Locri si sarebbe trovato secondo a un punto dal Bari, come avresti reagito?
“Mi sarei fatta una risata. Essere appellati come antagonisti del Bari è una cosa che mi toglie il respiro. Ci godremo la giornata ma non sarà una scampagnata. Però un desiderio ce l’ho…”
Qual è?
“Chiederò l’autografo a Brienza”.
Il tuo entusiasmo è pari a quello della città?
“A Locri non si parla d’altro. C’è un’attesa da gara di Champions League. In tanti verranno a Bari, spero sia una grande festa di sport”.
Il Locri è una matricola terribile. Aver vinto nettamente il campionato nella scorsa stagione vi ha permesso di avere il giusto approccio alla serie D?
“Credo proprio di sì. Ci pensavo proprio qualche giorno fa. A inizio campionato mi chiedevo: come reagiranno i tifosi alle prime sconfitte dopo aver assistito a così tante vittorie l’anno scorso? Ho cercato sempre di frenare gli entusiasmi dell’ambiente. Domenica scorsa ho vissuto un pomeriggio ansioso: contro il Rotonda, i tifosi pretendevano una vittoria per rimanere in scia del Bari. Fortunatamente è andata bene”.
Il vostro tecnico Scorrano, dichiarò che, se avesse vinto al San Nicola, sarebbe tornato in Calabria a piedi.
“Gli conviene non vincere (ride, ndr)”.
E il presidente cosa farebbe?
“Mi ubriacherò. Fino a qualche mese fa, ero astemia. Poi, i continui successi della squadra e relativi festeggiamenti hanno fatto sì che si stappasse praticamente ogni settimana. Così, pian piano, ho preso confidenza con qualche alcolico”.
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