Incertezza: forse è questa la parola che più di ogni altra rappresenta l'attuale periodo del mondo calcistico, costretto a navigare a vista in un futuro dai confini non ben delineati. Per capire le differenze fra quest'anno e gli ultimi due appena trascorsi, basta guardare il mercato del Bari: laddove a questo punto si inseguivano suggestioni che facevano scaldare il cuore dei tifosi e si rincorrevano nomi altisonanti, ora il tutto è stato ridimensionato con operazioni mirate e dal profilo più basso.

Questo tema, su cui sono stati sprecati fiumi d'inchiostro, in realtà non riguarda solamente la piazza biancorossa. Basta alzare un attimo la testa per notare come persino i top club mondiali, quelli dei portafogli sempre pieni e delle spese folli, siano stati costretti a ridimensionare le loro uscite a causa dei mancati incassi della pandemia.

Ed il tutto, in una categoria come la Serie C, dove gli incassi derivanti dai diritti tv sono quasi nulli è decisamente amplificato. Come ha giustamente sottolineato Fabio Lupo ai microfoni di TuttoBari, anche la perdita dei proventi del botteghino (che non si sa quando torneranno) influisce e crea difficoltà in fase di programmazione.

Forse la nuova normalità del quale si è parlato prevede anche questo tipo di adattamento. I dubbi e le paure sono lecite, perché il rischio di trovare ai blocchi di partenza un Bari meno forte di quello dello scorso anno c'è. Però, appunto, i tempi sono lunghi e lo spazio per le manovre c'è, così come la base da cui partire. Questo periodo particolare non può scalfire quella fiducia reciproca fra piazza e società costruita negli anni. 

Sezione: Focus / Data: Sab 12 settembre 2020 alle 21:00
Autore: Raffaele Digirolamo
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