Quando tocca intervistare Marco Calderoni e il suo prossimo avversario è il Bari, è praticamente impossibile non partire da lì, dalla meravigliosa stagione fallimentare di cui lui fu uno dei protagonisti. E anche questa intervista esclusiva di Tuttobari non può fare eccezione, salvo poi, chiaramente, virare verso altri argomenti di maggiore attualità.
Davate l'impressione, Marco, di essere grandi amici oltre che compagni di squadra. É così? E quanto può incidere in una stagione che si creino legami di questo tipo? "É così, eravamo una famiglia. Mi chiedi quanto conta...può incidere in positivo, ma non è necessario. Voglio dire, è in campo che bisogna andare d'accordo, è in campo che bisogna aiutarsi. Se poi si va anche a cena assieme, benissimo, ma non deve accadere per forza se si vuole vincere un campionato o conquistare una salvezza".
Quel Bari è morto e poi rinato. In tempi e con modalità diverse, un destino comune ad altre società che ben conosci come Grosseto e Latina. Pensi che tutto ciò abbia a che fare con il fallimento della nostra Nazionale? "Si ha l'impressione di un sistema che non funziona e che per questo va rifondato. Vedi il Modena quest'anno...ma com'è possibile consentire a una società di iscriversi a un campionato e poi di non portarlo a termine? In casi così, di solito si pensa solo al destino della squadra ma si dimentica che dietro ci sono delle famiglie che all'improvviso si ritrovano difronte ad enormi incertezze economiche. Servono controlli maggiori".
Nella seconda parte della tua seconda stagione in Puglia hai conosciuto mister Nicola. Ti aspettavi il suo exploit a Crotone? "Nessuno si aspettava che riuscisse a salvare la squadra, nessuno. Lì però si è visto quanto sia importante lavorare sulla testa dei giocatori. Lui in questo è un maestro. Nel calcio la tattica conta, ma non in maniera esclusiva. Mettere d'accordo tante teste è difficile e necessario".
Il presente parla di un campionato sin qui altalenante del Novara. Siete esattamente a metà classifica: in questo momento pensi di più agli avversari che stanno sopra o a quelli che stanno sotto di voi? "La mia ambizione mi impone di puntare chi c'è davanti a noi. É il campionato di B più difficile ed equilibrato a cui ho mai partecipato. Tutte le squadre hanno operato bene sul mercato e nessuno è riuscito a trovare continuità nei risultati. Quand'è così bisogna mettersi in testa che anche un pareggio può essere prezioso".
Alla luce di tutto ciò che gara ti aspetti? "Esattamente come i nostri avversari non siamo riusciti a trovare continuità. Abbiamo vinto tre partite consecutivamente ma ne abbiamo pure perse due di file. La sconfitta tra le mura amiche nel derby contro la Pro Vercelli, poi, è stata dura da digerire. In casa non siamo stati brillanti contrariamente al Bari che ha trovato difficoltà principalmente in trasferta: con questi presupposti è difficile fare pronostici".
Te la vedrai presumibilmente con Galano. Immagino che avresti evitato questo incrocio..."No, anzi, sono sfide stimolanti. É bello sapere di avere davanti un avversario difficile da affrontare, scendi in campo più concentrato".
Il tuo vecchio compagno è finalmente esploso. Un po' tardi, se consideriamo il suo enorme talento, non credi? "Probabilmente sì, ma meglio esplodere tardi che non esplodere mai. Per arrivare in Serie A serve continuità e lui a volte ha peccato in questo. Anche a me è mancato qualcosa per fare il salto di categoria. Resta il mio sogno nel cassetto".
Forse in questo senso potrà aiutarti mister Corini. "Lui è un gran lavoratore, tatticamente è un martello. Il suo calcio prevede che si giochi velocemente e palla a terra. Vedremo cosa dirà la sfida contro il Bari: è la squadra più forte del campionato con Empoli e Palermo e per noi sarà un bel banco di prova".
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