Quello che è terminato è stato un campionato travagliato, segnato da un doppio esonero in panchina ed un quarto posto deludente. I biancorossi ora sono attesi dai playoff, unica via per raggiungere l'agognata Serie B. TuttoBari.com ha avuto il piacere di intervistare Vincenzo Torrente, uno degli allenatori più apprezzati degli ultimi anni in Puglia e attualmente alla guida del Gubbio.
Buonasera mister. Il suo Gubbio è arrivato ad un minuto dai playoff...
"É un grande peccato. La nostra annata è stata positiva in quanto l'obiettivo stagionale era la salvezza, raggiunta a ben sette giornate dalla fine. Potevamo entrare nei playoff, traguardo sfuggito per solo un punto e al 95'. Purtroppo nelle ultime partite abbiamo pagato una leggera flessione di qualche elemento importante. Nonostante ciò ritengo abbiamo fatto un buon campionato".
Resta comunque l'orgoglio di aver vinto il derby col Perugia dopo 73 anni...
"Assolutamente sì. É stata una grande soddisfazione. Il Covid ha condizionato purtroppo tutte le squadre, è stato tutto più difficile. Per la prima volta si è giocato quasi sempre ogni tre giorni e questo ha condizionato il rendimento delle squadre. Il Covid ci ha poi privato per un mese e mezzo di un giocatore per noi fondamentale come Juanito Gomez. Questo ha condizionato il nostro inizio di stagione, per poi fare un ottimo campionato verso la metà. Peccato per quel finale un po' in calando, però ce la siamo sempre giocata con tutti esprimendo un buon calcio. Personalmente sono soddisfatto, sebbene l'amaro finale".
A Gubbio sta allenando un calciatore che di fatto ha scoperto a Bari: Francesco Fedato.
"Francesco è arrivato non in perfette condizioni fisiche e ha dovuto recuperare qualche acciacco. Siamo partiti col 4-3-3 però nel corso del campionato ho dovuto variare il sistema di gioco passando al rombo a centrocampo per valorizzare Pasquato. Abbiamo preso Fedato facendolo giocare seconda punta ed è stato anche penalizzato dall'esplosione di Pellegrini, che ha fatto molto bene. Resta comunque un giocatore importante a cui sono molto legato. L'ho fatto esordire a Bari dopo che lo avevamo preso dall'Eccellenza (a Lucca, ndr). Con me ha fatto la migliore stagione a livello realizzativo della sua carriera. Fu il protagonista tra tutti quei giovani che avevamo quell'anno a Bari. Tanti di loro sono diventati calciatori importanti a livello di Serie A".
Immagino faccia riferimento a Caputo...
"Senza dubbio, ricordo ancora quando qualcuno diceva che non poteva giocare centravanti e adesso è in Nazionale (ride, ndr). Me lo sono inventato in quel ruolo e a fine anno diventò capocannoniere con 17 reti. La sua disponibilità lo ha fatto arrivare ai massimi livelli. Per me è una grande soddisfazione e soprattutto per lui. Però ci tengo anche a menzionare i vari Ceppitelli, Sabelli, Ristovski e Polenta che sono arrivati in nazionale".
Negli ultimi anni Bari è diventata una piazza mangia-allenatori. Lei è stato l'unico, con Cornacchini e Grosso, a terminare una stagione per intero. Perché i tecnici incontrano tutte queste difficoltà?
"Bari è una piazza importante, da Serie A. Non c'entra assolutamente nulla con questa categoria, ma neanche con la B. A Bari si vive di calcio avendo una storia importante. É normale che ci si aspetta sempre grandi cose e soprattutto in C capisco come si voglia sempre tutto e subito. Io personalmente ho avuto la fortuna e la bravura di togliermi grandissime soddisfazioni nel peggior periodo della storia del Bari. Abbiamo raggiunto due salvezze storiche con tante difficoltà, valorizzando tanti giocatori che stanno giocando ad alti livelli. Bari ti dà tanto e pretende tanto, mi sembra normale. Chi va ad allenare il Bari deve saperlo".
Questo forse vale anche per i giocatori.
"Certamente. Bari non è una piazza per tutti. Devi avere grande personalità e grande carattere. Devi farti scivolare le cose quando vanno bene e soprattutto quando vanno male. É il bello delle piazze del Sud. Bari mi auguro torni presto in Serie A. Ci deve credere già da quest'anno perché nulla è ancora perduto".
Su Hamlili cosa ci dice?
"Ha dato un contributo importante a livello di esperienza, sia in termini di qualità che di quantità. Con me ha fatto molto bene, si è inserito subito nel gruppo. Ha tanta personalità. Forse si esprime meglio giocando in centrocampo a due rispetto al ruolo di mezzala in cui ha giocato a Gubbio, ma ha fatto comunque molto bene".
A Bari c'è chi lo rimpiange...
"Non voglio entrare nel merito però posso dire che per noi è stato un giocatore importante che ha dato un ottimo contributo. Non so adesso le problematiche che ha avuto a Bari".
Nel vortice delle critiche è entrata anche la famiglia De Laurentiis...
"Bari ha oggi una società importante, forte, esperta e che vuole fare cose importanti. A Bari ci vuole solo continuità e pazienza, anche se capisco che non c'è n'é molta. Posso consigliare loro soltanto di continuare ad investire per fare sempre meglio, perché Bari è una piazza da Serie A. L'obiettivo deve essere quello. A chi critica devo ricordare che la proprietà ha fatto investimenti importanti in questi anni. Anche in questa stagione è stato speso molto. Bisogna continuare a crederci senza mai mollare".
Il suo lavoro è sotto gli occhi tutti. É attratto da un ritorno in panchina con una società questa volte forte e presente?
"Mai dire mai nella vita. A Bari sono stato benissimo e sono legatissimo. É una piazza che mi ha dato tanto e a cui penso di aver dato tanto anch'io. Faccio il tifo per il Bari ogni domenica. Sono capitato nel periodo peggiore e ritengo di esserne uscito con onore. Abbiamo sempre centrato l'obiettivo, con squadre giovani e proponendo un bel calcio. La mia soddisfazioni è stata enorme. Non nascondo che mi sarebbe piaciuto avere una società forte come quella che c'è oggi, che punta ad altissimi obiettivi. Chissà, mai dire mai..."
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