E' fatto così. Prendere o lasciare. Duro, diretto, in molti lo considerano anche scontroso e arrogante. Ma su una cosa si può stare certi. Se Aurelio De Laurentiis ha fissato un obiettivo, proverà a raggiungerlo con tutte le sue forze, mettendo in campo risorse e competenze. E di obiettivi da raggiungere la neonata SSC Bari ne ha molti, dentro e fuori dal terreno di gioco. Stavolta si riparte sul serio da zero. Non c'è nulla, non c'è una base di sicuro affidamento, non c'è un settore giovanile dal quale attingere rinforzi. Non c'è nemmeno lo stadio, ancora nelle mani di Cosmo Giancaspro, protagonista di una querelle con il Comune di Bari per la quale ci auguriamo si trovi una rapida risoluzione. Stavolta La Bari dovrà ripartire dalle fondamenta. E a decidere come e quanto saranno solide le fondamenta, e di conseguenza tutto ciò che si costruirà sopra, sarà solo ed unicamente Aurelio De Laurentiis.
MODELLO - Il precedente di Napoli lascia ben sperare. Sul finire dell'estate 2004 il club partenopeo, dopo due mesi di fuoco tra scontri con i vertici della Figc, fantomatiche cordate capeggiate da presidenti di club di A e B (De Luca, Pozzo e Gaucci, ndr), battaglie legali con altri club, tra cui anche l'AS Bari di Vincenzo Matarrese, fu costretto a ripartire dalla serie C. All'epoca De Laurentiis si lasciò andare ad una dichiarazione che chiunque avrebbe definito avventata: "In cinque anni voglio riportare il Napoli in Europa". I fatti gli diedero ampiamente ragione con l'esordio in Europa League (competizione a cui il club mancava da quattordici anni, ndr) avvenuto addirittura con un anno d'anticipo rispetto a quanto preventivato, nell'agosto del 2008. Oggi il Napoli, per organizzazione e risultati sportivi, è una delle migliori società della Penisola. I conti sono a posto, il fatturato ha superato quota 300 milioni di euro, sul mercato vengono ottenute notevoli plusvalenze (le più importanti fanno capo alle cessioni di Lavezzi, Cavani, Higuain e Jorginho), in bacheca sono state aggiunte due coppe Italia e una Supercoppa Italiana e sono stati raggiunti tutta una serie di record che erano rimasti imbattuti per anni. Certo, manca ancora l'obiettivo più importante, quello che la piazza chiede a gran voce da anni e per il quale De Laurentiis è stato oggetto negli ultimi anni di dure contestazioni: lo scudetto. L'accusa principale rivolta al patron della Filmauro è quella di non voler investire le necessarie risorse per poter trasformare il sogno in realtà, a maggior ragione ora che le società da gestire sono diventate due. Ma è altrettanto vero che prima Mazzarri, poi Benitez e Sarri, ora Ancelotti devono fare i conti con un avversario come la Juventus che può contare su un fatturato che è il doppio rispetto a quello del club campano. E che continua a sbaragliare la concorrenza con campagne acquisti faraoniche.
RINASCITA - Se sulla sponda tirrenica dello Stivale c'è un pizzico di delusione (destinato ad aumentare dopo la scoppola rimediata nell'amichevole col Liverpool) e si attende con ansia di capire le prossime mosse di mercato di De Laurentiis, su quella adriatica c'è la stessa ansia da prestazione ma al contrario c'è grande entusiasmo. Un entusiasmo frutto delle dichiarazioni dell'imprenditore cinematografico, che si sta impegnando in prima persona per garantire alla sua ultima creatura di ottenere il ripescaggio in Serie C. Non sarà affatto facile ma è chiaro che le parole di De Laurentiis che, come già detto in precedenza, non è uno che ha peli sulla lingua bastano e avanzano per gettare benzina sul fuoco. Sono finiti i tempi delle dichiarazioni sempre e comunque politically correct, a cui la piazza era abituata da tempi immemori. E molto probabilmente è definitivamente morta una concezione di calcio vecchio stile che a Bari era rimasta in voga anche dopo l'autofallimento del 2014. E che ha contribuito ai disastri, societari e sportivi, dell'ultimo periodo. Forse non tutti i mali vengono per nuocere.
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